Cosa cerca l'uomo? Certezza o Verità?

Cosa cerca l’uomo? Certezza o Verità?

Da cosa deriva l’insicurezza dell’uomo del terzo millennio?

Il mondo è in modo evidente pervaso da un clima di insicurezza. Sono molti gli indizi che ci fanno giungere a questa conclusione. La ricerca di una guida “forte”, l’apprezzamento verso atteggiamenti risoluti, l’affidamento cieco alla ricerca scientifica, e mille altri “sintomi”. Non ultima la situazione che si è venuta a creare con l’avvento del Covid-19 e il dilagare della pandemia.

Il bisogno di qualcosa che segni un punto fisso nella nostra vita è certamente un’aspirazione legittima.

Prendiamo ad esempio l’ultimo dei tre aspetti sopra enunciati: il rapporto con la Scienza. I ricercatori e gli scienziati continuano a ripeterci che le scoperte appartengono ad una categoria particolare di “certezze”: quelle superabili. Ogni proposta scientifica viene formulata a livello di teoria, proprio perché può essere smentita da successive ricerche.

Eppure l’uomo, e in un certo senso comprensibilmente, si affida alla Scienza come unica “certezza”. Ne deriva una svalutazione del termine. Quel che è certo oggi può non esserlo domani. Anzi, quasi sempre, come ci dimostra la storia, quel che è certo oggi non lo sarà domani.

Per risolvere questo stand-by interviene allora la Storia della Filosofia per proporci la differenza di atteggiamento che ha determinato questa situazione.

Con l’avvento dell’epoca moderna l’uomo ha iniziato a cercare la certezza piuttosto che la verità. Fino ad allora i maggiori pensatori avevano scrutato l’umanità in senso ontologico. René Descartes, conosciuto come Cartesio, ha posto al centro delle meditazioni filosofiche il concetto di incertezza. Sotto l’influsso culturale del Barocco e della finzione, pose in discussione ogni aspetto delle certezze umane. Nella ricerca di un metodo da proporre per la Scienza demolì di fatto ogni certezza acquisita iniziando da capo. Domandandosi addirittura quale prova abbiamo della nostra esistenza. È proprio vero che noi esistiamo, o siamo un’enorme illusione? Curioso che alcune tra le ultime teorie scientifiche propongano una visione del nostro universo come quello di un ologramma generato altrove.

Cartesio giunse poi alla conclusione che l’uomo esiste perché è in grado di pensare: “Cogito ergo sum, sive existo”, penso, dunque sono, perciò esisto. Si scervello in seguito tutta la vita per cercare di capire come l’uomo potesse non solo pensare ma essere capace di sentimenti complessi. Sartre in seguito disse che il corpo è sempre “il superato” dalla complessità dell’uomo.

La soluzione che trovò Cartesio fu abbastanza ingenua. Individuò l’epifisi, ovvero la ghiandola pineale, posta alla base del cervelletto, come “sede dell’anima”. L’epifisi è un “centro di raccolta” nervoso delle emozioni umane, e ciò lo convinse.

Da quel momento tutto il pensiero umano che fino allora era concentrato sulla ricerca di ciò che è vero, si rivolse a cercare di capire ciò che è certo.

Ma che differenza intercorre tra Certezza e Verità? La prima è soggettiva, la seconda oggettiva. Ognuno di noi può essere certo di una cosa, ma può sbagliarsi. Verità è una, unica e non commerciabile.

A ingarbugliare ulteriormente le cose intervengono poi la linguistica e la comunicazione. Sentiamo spesso citare frasi improbabili come “la mia verità”. Queste frasi sono certamente ossimori, perché se la Verità è oggettiva e unica, non può esistere in forme personali soggettive. E su queste contraddizioni in termini si sviluppa forse l’insicurezza sul domani.

Nella foto del titolo la statua della Verità di Gaetano Salomone (Reggia di Caserta)

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*